Essi vengono, o sire, in nome della patria a chiedere il vostro nome e la vostra spada; e ad offerirvi in ricambio la corona del rinascente impero romano. Le condizioni adunque debbono essere così degne di un gran popolo che le propone, come dell'eroe che dee accettarle, e che da un tal popolo è chiamato all'onore di reggerlo. Che Cesare sia grande, ma che Roma sia libera. L'Italia, sire, ha bisogno di voi; e per quanto ne dicano in contrario i trattati, la natura vi fece italiano. Voi risponderete alla sua voce; voi rinnalzerete il Campidoglio; ma là, sire, bisognerà fermarvi: giovino all'avvenire le grandi lezioni del passato, e l'avvenire sarà scevro di quegli stessi errori che spesso hanno lasciato incerto ciò che pareva per sempre definito. È necessario, sire, rinunziare anzi tutto sinceramente e per sempre a quel sistema di stragi universale, che seco loro traggono le conquiste. La vostra esistenza sarà bastantemente compita, e la gloria vostra bastantemente risplendente, se adempite l'impresa cui la patria v'invita. Voi già mostraste all'attonita terra ciò che poteva la vostra spada; terminate ora di provarle ciò che può il vostro genio come legislatore e come re cittadino: voi offeriste all'ammirazione del mondo la gloria delle pugne; non isdegnate oggi d'imitare la gloria più bella di Washington. Nè della sola Italia, o sire, forse oggi si tratta. Già l'aurora delle ristorazioni s'annunzia in modo ostile, minaccevole almeno alla libertà dei popoli; e non sarebbe impossibile, che i destini del mondo intero un'altra volta dipendere dovessero dai vostri alti destini.
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