Di fatto, non s'erano ancora dismesse le corrispondenze fra Portoferraio e Genova, dove s'era trasferito il congresso da Torino per la maggior facilità delle comunicazioni per la via di mare, che già si vedeva un andare e venire assai frequente di messi parigini da Francia all'Elba, e da questa a quella. Dinotavano certamente quelle visite misteriose e così frequenti, che qualche gran disegno si macchinava da quella parte.
Spacciarono frattanto i congiurati nuovi messi fidatissimi all'Elba, portatori di più estese istruzioni, e narratori del generale sollevamento degli spiriti in Italia a favore di Napoleone. Esponevano le udite e vedute disposizioni, non pure dei soldati e magistrati, ma dei cittadini di tutte le classi, a liberarsi da un giogo prepotente che gravava loro sul collo, a vendicare lo sfregio fatto all'onore delle nazioni da principi disumani e fedifraghi, a rompere il corso ad uno stato di cose che diventava ogni giorno più insopportabile. Mostravano, che al solo annunzio di una bandiera mostrata agli scontenti da Napoleone in Italia, smarrirebbero i risoluti e prudenti consigli i principi, piglierebbero nuovo ed irresistibile ardire i popoli, e tutti si volterebbono a lui per impetrarne grazia od aiuto: solo dicevano recalcitranti, la Savoia per il suo disamore all'Italia, la Toscana per la sua avversione alle guerre, e pel suo quieto e spensierato vivere sotto il dominio dei granduca Ferdinando terzo.
Tali cose narravano i deputati del congresso italico con grande conoscenza di cause, e perchè avevano avute recenti informazioni da tutta l'Italia; ma insistevano sopratutto sulle intelligenze annodate, e sulle preparazioni già incominciate in varii luoghi, specialmente marittimi, della penisola, perchè l'impresa sortisse un ottimo fine.
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