Spiacevano all'universale dei Francesi, come contrarie ai lumi del secolo ed alla civiltà delle moderne nazioni, le insegne novellamente rizzate ed ai popoli di Europa in segno di spavento mostrate, dell'odiosa feudalità; spiacevano ancora, e con ogni aperto modo si attraversavano le pratiche della corte di Roma per indurre la Francia a più rigorose osservanze religiose, massime di quelle che possono sommamente conciliare il rispetto al culto esteriore. I militari sopratutto, avvezzi al comando ed alle battaglie sotto Napoleone, non potevano portare senza risentirsi gravemente quella vergognosa soggezione nella quale ora vivevano; ricordavano, ed ai giovani compagni di narrare godevano, le glorie acquistale sotto un capo da loro altamente amato ed onorato, e perciò non solo apertamente si sdegnavano del presente riposo come offensivo alla passata fama, ma ancora nella borbonica dinastia, che prometteva una lunga pace al mondo intiero. Non è nemmeno da dimandare se i malcontenti facessero un gran gridare contra i Borboni e gli aderenti loro, da essi chiamati coi più vituperevoli nomi. Nè era nascoso, che siccome già si era parlato nei consigli del re Luigi decimottavo di restituire per legge il clero e la nobiltà al primo loro splendore, premiare con adeguati compensi la fedeltà dei fuorusciti verso la real famiglia ai tempi della repubblica, e ristorare i danni da loro patiti nelle robe e negli averi, così si temeva di vedere annullata con offesa grandissima alle fortune dei particolari la vendita dei beni nazionali; il che teneva molto in sospeso gli acquistatori.
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