Una sola via restava all'Austria in Italia, e questa era di applicarsi con tutti i nervi a rinforzare le armi. Quanto a Murat, poteva egli, secondo che portasse la occasione, o trovar modo da far più sicure le cose sue per mezzo dei negoziati, se qualche termine ancora si trovava di buona composizione, o usare apertamente la forza, se tanto si mostrassero avverse le sorti da non lasciargli elezione migliore. Pure le risoluzioni prese dal re in questo estremo frangente non furono nè utili ne onorate. Perchè non appena ebbe egli saputo il ritorno di Napoleone in Francia, che scritta una dichiarazione in cui simulava grande sorpresa alla nuova dello sbarco, protestando con caldissimi sensi della sua amicizia verso i confederati, la indirizzò ai ministri d'Austria e d'Inghilterra accreditati presso di lui. Poscia, o che si pentisse della fatta protesta, o che la natura sua molto variabile non gli lasciasse il tempo di fermarsi in alcun pensiero, mandò il conte di Beauffremont portatore di lettere al cognato, e di gioconde parole con loro. Una, dicevano le lettere, essere la causa ai Napolitani e ai Francesi, uno il nemico; avrebbe pertanto Giovacchino in breve assalito gl'imperiali, in Italia, e solo che la fortuna gli si aprisse per poco benigna, vedrebbelo Napoleone imperatore presto arrivare co' suoi soldati in Francia. Questa deliberazione che portava in sè tutti i caratteri della poca mente del re senza vantaggiare in nulla le sue condizioni, e diede dipoi agli alleati giustificata cagione di voltare il loro favore ai Borboni, ed all'Austria di mancare della data fede a Murat.
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