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      Difficile, imperiosa materia agitavasi in questo mentre nelle consulte di Napoli. Murat aveva i pensieri unicamente volti alla guerra, ed a guerra lo spingeva segretamente con suo acceso ed eloquente esortare un giovine carrarese. Pellegrino Rossi, potente d'ingegno, d'ambizione e di speranze. Per la qual cosa adunò sollecito un consiglio, al quale intervennero chiamati i ministri e i consiglieri più docili a quanto il sire volesse. Si rendeva necessaria l'adesione del consiglio a fine di tirare a sè favorevoli i popoli nella spedizione che disegnava condurre, e fare che tutti in Napoli il secondassero con prontissime voglie. Ciò stavagli molto a cuore. Espose Giovacchino con facile loquela i maneggi dei potentati in Vienna contro di lui, le speranze da loro più volte date e confermate al Borbone di Sicilia, massime in questi ultimi tempi dall'Austria creduta sua alleata; affermò, che già tanto la Francia stessa s'era mostrata persuasa di questa cooperazione austriaca, che per ordine del re Luigi faceva dianzi allestimenti di mare per venirlo ad assaltare ne' proprii suoi porti, ed aiutare così una simile spedizione prossima a salpare dalla Sicilia. Toccò della certezza di trovare molti aderenti in Italia, e della occasione altamente propizia pei timori nati in tutti dal ritorno di Napoleone dall'Elba; non potersi, aggiunse, temere dell'Inghilterra per essersi fino dall'anno passato conchiuso con essa un armistizio, e guarentire gli articoli stipulati che si ripiglierebbero le ostilità soltanto tre mesi dopo la loro dinunzia; insistette dicendo, che faceva mestieri usare i primi, i più opportuni momenti per non dar tempo all'Austria di svegliarsi alla guerra o di farsi forte in Lombardia; molte cose spesso riuscire giovevoli a chi vince coll'affrettarsi, che poi diventano dannose a chi perde col temporeggiare; avere, soggiunse, l'esercito proprio numeroso, forte, agguerrito, ed a carico dello Stato se si lasciasse inoperoso nel regno, ma di niun aggravio a Napoli, se s'incamminasse all'impresa d'Italia; citò per più sicurezza i nomi dei fedeli, il numero dei soldati da loro apprestati, le molte città italiane consenzienti; poche incerte tuttora, ma devotissime ad una prima vittoria: concluse, doversi muovere l'esercito, e tosto.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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