Poscia, con altro simile bando dei 20 dello stesso mese, non solo confermava le fatte promesse, ma si obbligava di più a far sicura la libertà individuale; dichiarava sacra ed inviolabile la proprietà; irrevocabile la vendita dei beni dello Stato; le imposte da decretarsi in avvenire secondo le forme prescritte dalle leggi; guarentito il debito pubblico; conservata la nobiltà antica e nuova; ogni Napolitano del pari ammissibile agl'impieghi civili e militari.
Frattanto le armi non posavano nel campo dei Napolitani. Opinavano i migliori capitani del re, che dovendosi in quei primi bollori, e prima che gli aiuti di Germania fossero giunti sui campi, combattere virilmente il nemico, importava che tutto l'esercito grosso e congiunto, non assottigliato e spartito, facesse uno sforzo gagliardo nell'oltre Po. Rappresentavano ancora, che tenendosi Venezia custodita con poche centinaia di soldati la più parte infermi del corpo e certamente non atti a reggere contra questi assalti vivi e inopinati, facile sarebbe stato l'occuparla, imbarcando un sufficiente numero di combattenti sulle fregate napolitane surte nel porto di Ancona. La quale fazione se si fosse mandata ad effetto, niuno è che non veda quanta importanza avrebbe data alle cose del re la occupazione di una città grande e cospicua. Era ancora da considerarsi, che quando Venezia fosse venuta per subita sorpresa in possanza dei Napolitani, oltrecchè poteva nascere qualche grave scompiglio nei paesi più prossimi al Tirolo, certo una gran parte delle terre veneziane e contermini a Ferrara, dove i regii erano bramosamente aspettati, si sarebbero rivoltate a danno degli abborriti Tedeschi.
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