Murat, affinchè le proposte cose fossero meglio ponderate in una dieta militare, ragunati i migliori uffiziali del suo stato maggiore, a ciascuno di loro dimandava quale indirizzo si dovesse oggimai dare alla guerra incominciata, e quale fosse la deliberazione più opportuna a farla riuscire a bene. I più ardenti esortavano, perchè profittando della spensieratezza con cui se ne stavano gl'imperiali a Venezia, si assaltasse improvvisamente la città, e con la celerità delle mosse si tagliassero ai Tedeschi le comunicazioni con la Germania. Ma Murat, non solo non si appigliò al secondo partito, ma rinunziò eziandio al primo, ch'era di correre con tutto il pondo a suoi di là dal Po, e fu causa, come a suo luogo racconteremo, che tutta una schiera napolitana fosse obbligata della sua salute ad un caso non preveduto da lui. Non istava il re senza sospetto di una diversione che gli potessero fare gl'imperiali sui fianchi e nelle Marche; per la qual cosa si rende manifesto, che se lo stare era buono per la previdenza, il tentare Venezia era molto meglio per l'audacia, e la fortuna fu solita sempre a guardare con lieto viso gli audaci. Gli dava anche fastidio il generale Nugent che con alcune bande tedesche, alle quali se n'erano accostate altre armate alla leggiera di Toscani, alloggiava di quei giorni propinquo a Firenze; ma ne all'Austriaco potea cadere in mente di gettarsi con sì poche genti verso il Modenese, dove facevano allora i Napolitani un tempestare continuo, nè le disposizioni degli animi nel granducato erano tali da lasciargli sicure le spalle, quando avesse voluto sguernirle di soldati.
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