Nè a ciò fare si richiedeva lentezza o dubbio valore; imperciocchè già l'Austria la quale fino allora s'era guardata troppo più confidentemente che non si convenisse, andavasi ora facendo più viva alle difese.
Adunque il generale Carrascosa cui era dato il carico di reggere la prima schiera, deliberatosi di volerne venire alle mani coi Tedeschi, correndo allora il giorno 4 del mese di aprile, imponeva al maresciallo di campo Guglielmo Pepe, varcasse il Panaro, e andasse di là alla occupazione di Spilimberto in quel dì medesimo Murat se n'era venuto al campo da Bologna con gli uffiziali del suo stato maggiore per vedere che cosa portasse la fortuna di quella giornata.
Stanziavano gli Austriaci a Spilimberto con la estrema loro diritta, la quale si componeva per la più parte della brigata Stefanini; a stanca occupavano il ponte di Santo Ambrogio, dove avevano assembrato il grosso dell'esercito loro che sommava a meglio di dodici migliaia di combattenti, e fortificato gli approcci ed i punti più esposti agli assalti nemici con arte supenda. Dietro il ponte suddetto alloggiava il generale Bianchi con la restante schiera Stefanini, e con le due forti brigate Senitzer e Stahremberg, le quali guardavano la strada maestra che porta a Modena. Un largo spazio intermedio di circa cinque miglia che corre tra il ponte A Santo Ambrogio e Spilimberto, era stato munito dagl'imperiali di bande armate alla leggiera sparse su per que' luoghi, sì per accennare più oltre alla guardia di Spilimberto, e sì per aiutare lo sforzo maggiore dalla parte di Santo Ambrogio.
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