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      Nel tempo medesimo, il generale Carrascosa, passato il fiume ad un miglio circa da Santo Ambrogio, aspettava il tempo e gli avvisi opportuni per potersi congiungere con Pepe ed Astuti, e marciare insieme alla conquista del ponte. Eccellenti, per quanto pare a noi, erano queste disposizioni prese da Carrascosa, e tali forse, che potevano cagionare la intiera rovina degl'imperiali in quelle parti; ma le genti destinate alla pugna, e che unite sarebbero state sufficienti ad assaltare, operando spartitamente per la mancanza della schiera di Pepe, non solo non furono pronte alle offese, ma nè bastarono alla propria difesa. Ed essendo in quel giorno principale intendimento dei Napolitani, liberarsi da quella mano di Tedeschi che insistevano minacciosamente tra il ponte e Spilimberto, certa cosa ella è, che la presenza di Pepe doveva gettare molto peso nella bilancia delle due sorti, come la sua lontananza fece dare il tracollo alle speranze concette da Carrascosa e dal re: tanto è vero, che le grandi combinazioni di guerra il più delle volte derivano il maggior merito loro dai risultamenti, e che non sempre è fatta facoltà ad un capitano intraprendente ed ardito d'incatenare la vittoria a' suoi cenni!
      Murat non era uomo da sbigottirsi ad un primo rovescio. Vedutosi pertanto venir manco il pensiero già prima avuto di percuotere da più lati i Tedeschi nel loro campo principale, tanto che, messi in riguardo da diversi assalti, rallentassero le difese del ponte, ed accorgendosi che Astuti e Carrascosa già correvano pericolo di essere risospinti nel fiume se prestamente non li soccorresse, nè sapendo forse ancora i casi sinistri di Pepe, avvisò prontamente, che il carico di sostenere la battaglia si apparteneva ora in gran parte alle restanti squadre, che schierate vicino al ponte, dipendevano dal maresciallo di campo Fontaine.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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