Questa fu la battaglia del ponte di Sant'Ambrogio, dai Napolitani combattuta il dì 4 di aprile dell'anno 1815 con grande ardimento, quantunque nè il fine di essa rispondesse al pensiero che se n'era concetto, nè gli storici dei tempi nostri abbiano parlato di questa fazione in modo che fosse degno di lei e di coloro che l'hanno condotta. Che se si vorranno indagare le vere cagioni perchè l'assalto non abbia avuto una felice uscita, si troverà prima di tutto inescusabile la immobilità di Fontaine; appresso contribuì non poco a tenere in sospeso le sorti dei diversi affrontamenti lo stesso Murat, che per un errore da condannarsi in un capitano qualunque, ma in un comandante supremo da non potersi mai abbastanza ripruovare, allargò di soverchio le ali del suo esercito, contrastandogli in ciò massimamente l'avviso de' suoi migliori uffiziali, inviandone una parte a Ferrara, ed un'altra a Cento. Da ciò nacque che i Napolitani, i quali senza questo imprevidentissimo consiglio sarebbero comparsi a Sant'Ambrogio con un grosso di dieciotto migliaia di soldati, vi si recarono con soli sette mila; dovettero sostenere tutto l'impeto dei Tedeschi che n'avevano ben dodici mila, e niuna schiera veniva da Bologna per poter fare un po' di retroguardo, dato il caso che la fazione sul Panaro non avesse sortito il pieno suo effetto. Adunque aveva Murat tanta certezza della vittoria, che rifiutasse perfino i mezzi valevoli a conseguirla? Adunque aveva egli i Tedeschi in sì poco conto da correre a ferirli così alla cieca?
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