Ma a Murat, siccome uso ai contrasti vivi e spediti, non piacevano queste lentezze. Comandava pertanto al generale d'Ambrosio, spingesse una improvvisa dimostrazione verso Occhiobello, non per fare opera di entrarvi, ma solamente per assaggiare il nemico da quella parte, avendo il re la intenzione di venirsene da Bologna per dare colla vicinità della sua persona maggior calore all'impresa. Fu quella una disposizione suggerita da poco sano antivedere; perchè, fugati a prima giunta gli avversarii da alcuni posti innoltrati, e respingendoli con furore dentro della terra, il dì 7 aprile si avvicinarono i muratiani alla testa di ponte, dov'era l'alloggiamento grosso dei Tedeschi. Ogni cosa promettente ai Napolitani; e se, non trattenuti dagli ordini contrari, avessero potuto portarsi avanti con la medesima celerità con cui vi erano arrivati, niuno impedimento si frapponeva che non l'occupassero la sera di quel giorno, non essendosi fatti tutti quegli allestimenti che richiedeva la capacità del sito. Ma gli Austriaci che obbedivano al generale Frimont, colsero il destro del tempo lasciato loro alle necessarie difese; lo munirono nella notte di batterie; e il dì seguente, quantunque i regii con incredibile ardore si sforzassero di penetrarvi, trovarono le artiglierie tanto opportunamente disposte a danneggiarli, che dall'infausto luogo si dovettero ben presto allontanare. Già anzi pensavano ad abbandonare frettolosamente la fazione con adattare la mente ai nuovi casi che si stavano maturando.
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