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      Alcuni fanno carico a Murat di avere lasciata inoperosa più di una schiera, massime quella di Lecchi, in un affare di tanto momento; e narrano come cosa certa, che vedutesi dai generali alemanni le prime mosse impetuose dell'esercito napolitano e la forza degli assalti, uno di loro dicesse a Bianchi: "Ora che stiamo noi facendo, che non precipitiamo la fuga?" ma che Bianchi rispondesse: "Io me ne starò qui aspettando infine a tanto che qualche errore di Murat non venga a trarci d'impaccio": talmente aveva egli conosciuto l'uomo! Oltre a ciò mancarono le provvisioni da bocca; e nei due giorni che durò la battaglia, il che vuol dire quando più grande se ne sentiva il bisogno, si pruovava difetto di tutto nel campo dei Napolitani. Il francese Vauchelles sopraintendeva ai viveri dell'esercito, e non pochi Francesi trovavansi fra coloro che lì distribuivano: costoro a questa volta fecero piuttosto l'uffizio di affamatori, che di provveditori(19). Altri tacciano di poca sperienza di guerra il generale d'Aquino e di vergognosa lentezza il generale Maio; molti infine, come suole sempre avvenire nelle disgrazie, accusarono di tradimento i capi. Qualunque di queste sia la vera, e vere possono essere tutte, certo è bene, che molte buone occasioni schiusero i Napolitani infin ne' primi incontri, e che se fuvvi inganno o imperizia, il male s'appiccò dai maggiori ai minori, non da questi a quelli. Nè fra i medesimi capi, dopo il fatto, le cose passarono senza molti segni di malumore, essendo anche surti fra di loro rimproveri reciproci; il che faceva talvolta sogghignare maliziosamente i soldati.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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