Tutte le descritte fazioni nelle quali i Napolitani, sebbene di numero inferiori, si affrontarono con un numero molto maggiore di Tedeschi, furono combattute dai primi con valore, dai secondi con valore e con arte. Mancarono dei regii milledugento incirca; quasi altrettanti ornarono cattivi il trionfo del vincitore; molti feriti di nome, fra i quali i generali d'Ambrosio e Campana. Nè fu senza sangue la vittoria agl'imperiali, perchè desiderarono meglio di millecinquecento tra morti e feriti, i prigionieri solamente quelli che vennero in potestà dei Napolitani alla Cisterna.
Mentre tanto accesamente da una parte e dall'altra si combatteva verso Macerata, arrivavano a Murat due corrieri latori di dispacci, uno del ministro della guerra, il quale diceva che gli Austriaci si avvicinavano in grosso numero al Liri, fiume; l'altro, del generale Montigny, narrava che una banda d'imperiali della schiera di Bianchi era comparsa negli Abbruzzi dove aveva le sue stanze lo stesso Montigny, anch'egli un Francese agli stipendi di Napoli. Nè sì tosto li ebbe il generale veduti, che si sentì colto da subito timore, e senza nemmeno guardare in viso al nemico, se ne fuggiva con tutta la sua gente, lasciando facile preda agl'imperiali le inespugnabili strette di Antrodoco, ancorchè avesse forze sufficienti, e ordini di difendere il passo ad ogni costo. Poscia Montigny scriveva intorno a questo fatto un dispaccio molto bene accomodato, in cui diceva a Murat, averlo tutti abbandonato i suoi soldati, fuggendo a gran pressa; essere surti in piè gli Abbruzzi contro di lui, e già insistere dappresso i Tedeschi con dodici migliaia di combattenti: esagerazione questa molto sfacciata e solamente consigliata da bella paura, perchè gli entrati erano poco più di seicento!
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