Ricorse alla immaginosa mente di Giovacchino che, prima ancora che uscisse alla guerra, personaggi di grande celebrità napolitani e stranieri, come sarebbe a dire un lord Holland che a quel tempi visitava a diporto l'Italia, lo erano venuti tentando col progetto di una costituzione, ma che egli fidando nella fortuna del cognato allora tornato dall'Elba in Francia, vi si era negato con parole molto risentite. Parvegli un bel trovato; e da Pescara il dì 12 maggio, sebbene con la supposta data di Rimini del dì 30 marzo, Murat mandò attorno la costituzione perchè si accettasse. Furono deputati a recarla a Napoli i due generali Colletta e principe di Cariati; il conte Zurlo, ministro per gli affari interni, e mantenitore zelante dell'autorità del suo signore, con dare incitamento alle sette favoriva sommamente la intenzione di Giovacchino in tutte queste faccende di Stato, dalle quali molto per sè s'intendeva. Ma oltrecchè gli animi vi erano universalmente già troppo sollevati, e impossibil cosa il poterli oramai piegare ad una riconciliazione, anche in questo fuvvi doppiezza dal lato di Murat, e il progetto mandato non era lo stesso proposto da lord Holland, bensì un altro modellato sugli andari napoleonici. Nè meglio altresì fra di loro convenivano i capi delle congreghe segrete, una cosa volendo i carbonari, un'altra i liberi-muratori, i più in ciò solo accordandosi, di voler resistere con tutti i mezzi e le forze loro al governo stretto ed assoluto del re. I carbonari anzi, siccome quelli che dopo il 1815 erano sempre stati segno alle persecuzioni di Murat, camminavano con maggiore accensione di spirito in tale bisogna.
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