Conformemente al volere di Ferdinando, che lo aveva prima espresso con un suo manifesto di Sicilia, furono guarentiti il debito pubblico, ed ai militari i gradi, gli onori, le pensioni ad essi assegnate dai cessati governi di Giuseppe Napoleone e di Giovacchino Murat; non sarebbero disturbati nelle loro proprietą, diritti e ragioni i compratori e possessori dei beni dello Stato; perdonare il re Ferdinando anche a coloro che in tutto si fossero mostrati contrarii ai Borboni, e niuno potesse essere ricerco nč molestato per opinioni, scritti o fatti precedenti a favore di Giovacchino Murat: porre l'imperatore Francesco d'Austria la propria fede per la esecuzione piena ed intiera del trattato.
Tali furono i patti di Casalanza; dei quali alcuni videro poi i Napolitani fedelmente osservati, altri no, massime l'articolo delle donazioni, molte di esse essendo state tolte forzatamente a coloro che da pił anni le godevano per benefica concessione del principe. Che cosa importava dunque la guarentigia dell'Austria? Poco stante si udiva, restituirsi in Napoli i Borboni; essere gią vicino il re Ferdinando promettitore di perdoni e di premii, aiutato dalla potente Austria. In questa Murat, non istando senza grave molestia che le sollevazioni dei monti avessero a calarsi al piano, e gli facessero quivi dar la volta ai soldati, lasciata la sua reale Caserta, si trasferiva in Napoli, solo, di notte, non come a fastoso monarca, ma quale a modesto cittadino si conveniva. Lo scorgeva nondimeno il popolo; e gridando, come sempre soleva, viva Giovacchino, e affollandosegli amorosamente dintorno per vederlo, lo salutava con romorose acclamazioni come ai giorni felici, e con atti di gioia e di volto vivacissimi.
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