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      Che se ad ogni modo aveva Murat tanto capriccio in quel suo travagliarsi continuo nelle battaglie che non potesse a lungo frenare l'impazienza, doveva almeno, prima di uscire ad uno strepito inconsiderato, aspettare quello che portasse la fortuna del cognato, regolando le proprie mosse dalle mosse di Francia, i cui soldati in caso di ostilitā sarebbero comparsi alle spalle dei Tedeschi dai varchi della Savoia e del Varo. Necessitava poi tanto pių questo temporeggiarsi al re, che l'imperatore Francesco il quale segretamente giā conveniva con Napoleone, vedendosi assaltato sul Po, e non potendo rimanere persuaso che non vi fosse intelligenza tra i Napolitani e i Francesi, insospettito se ne rimase. Nč l'Inghilterra, a malgrado delle contrarie insinuazioni di Castlereagh, si mostrava aliena dal convenire, sė perchč da tutti si temeva il potente Buonaparte; sė ancora perchč tutti si aspettavano, che protendendo parole francesi, Murat facesse levare in armi le superiori parti d'Italia. Bene dunque avvertiva Napoleone, che Murat gli aveva due volte guasti i suoi politici disegni, ma pių la seconda, quando era sua intenzione di conformarsi ai trattati conclusi tra la Francia e le potenze alleate, ed agli altri principi mantenere illese le possessioni e i diritti loro.
      Chieggono alcuni maravigliati, come da un sol punto e da un combattimento solo abbia spesso a risultare l'essere o il non essere di uno Stato; sendo che, dopo la dispersione dei soldati al passo del Tronto, non si trovasse pių modo nč luogo da congregarli, animarli, e farli servire validamente alla difesa della patria.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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