Osserva Montesquieu(21), che non è sempre la perdita che si fa di una battaglia o di qualche migliaio di soldati la cagione principale della caduta di un impero, ma sì lo scoraggiamento universale e le altre conseguenze che discendono inevitabili da un tale avvenimento, per cui poco e male soccorrono i mezzi lasciati dalla fortuna a preservarlo dalle invasioni nemiche. Ed è fatto incontrastabile; e da ciò più facilmente si viene a comprendere, perchè gli umori diversi che profondamente affliggevano il regno, le parti, le disunioni e gli odii sì pubblici che privati, ne avessero in guisa indebolito le membra, che la corona potea dirsi perduta per Murat, prima ancora ch'ei facesse un leggiero moto per conservarla. E di tali cagioni s'abbia il maggior biasimo cui spetta. Ma l'onore militare, l'onore del soldato che non cura le gelosie nè si briga dei concetti astratti, metafisici e sentenziosi, ma combatte; l'onore di quella parte d'Italia che prima, dopo i gloriosi giorni di papa Giulio II, levò grido nella nostra terra d'independenza italiana, l'anno 1815 fu salvo sui campi del Panaro, di Macerata, durante la medesima ritirata; risplendentissimo nella difesa di Gaeta. Questa considerazione importava sopratutto stabilire; ed a me duole sommamente, che apparecchi e fatti napolitani troppo dai precedenti dissimili, io dovrò raccontare fra breve.
DOCUMENTI E SCHIARIMENTI
RIUNIONE DELLA LIGURIA AL PIEMONTE
Prima di chiudere il presente volume, stimo bene di richiamare l'attenzione de' miei leggitori sopra l'aggregazione del Genovesato al Piemonte, e dare a questo luogo alcuni particolari schiarimenti, che sarebbero stati soverchi o inopportuni nel mezzo della narrazione.
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