Dopo la partenza di suo figlio il granduca Ferdinando, la Toscana provò, egli è vero, nell'anno 7.° sotto la reggenza, delle reazioni degne di quello che succedeva nell'epoca stessa nel regno di Napoli, e l'era del 1799 è una macchia di sangue nella storia di quel bel paese.
Ma il carattere personale del granduca, la dolcezza del suo regno a Saltzburgo od a Wurtzburgo, le memorie dei mali provati dalla Toscana dopo che cessò d'essere sotto le sue leggi, l'antica nazionale affezione per la memoria di Leopoldo, tutto concorre a rendere questa famiglia cara alla Toscana o ad allontanare il giorno in cui potranno generalmente apprezzare il vantaggio delle fondamentali instituzioni, delle quali hanno potuto far a meno per tanto tempo, e che non possono essere intese se non da uno scarso numero d'uomini illuminati più o meno rari da per tutto.
Se dunque sorgerà in Italia una seria resistenza, io credo che non sarà che in Toscana.
STATI ROMANI.
La situazione anfibia di questo paese non potrebbe esser paragonata a quella di alcun'altra parte della terra.
Qui vi è un papa di cui veruno si occupa, ed un papismo del quale niuno sa per anco far meno.
È qui l'opposto della Toscana. Là nel principe si ama l'uomo. A Roma è il papa: tanto meglio se si cangia ogni mese.
Non esiste sulla superficie del globo verun paese cristiano, ove la legge di Cristo sia meno adempita ed anche più ignorata, quanto negli Stati della Chiesa.
Ciò non pertanto la canaglia è affezionata tuttora a questo vecchio idolo, ed a Roma la canaglia si estende dal trasteverino fino al duca.
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