A Parigi, a Madrid, a Napoli e altrove si č visto, anche ai nostri giornii, delle dinastie succedere ad altre dinastie; ed immediatamente una folla di questo popolo delle corti, che non vive che della corte, passare da un colore all'altro senza commozione nč repugnanza.
Ma cosa farā l'imperatore dei Romani di settantadue cardinali, paragonantisi senza mistero ai re, e ciascheduno dei quali ha la sua corte come se effettivamente tutti lo fossero?
Che farā egli di tutti quegli arcivescovi, di quei vescovi in partibus o no, di quei monsignori innumerabili, di quei prelati, vice prelati, aspiranti prelati, apprendisti prelati; di quei canonici, penitenzieri, preti, abati, seminaristi; di quell'armata di monache, monaci e frati di tutti i colori e di tutte le dimensioni; di tutti quei ministeri col portafoglio dell'ignoranza e dell'impostura, di quelle dateria, penitenzieria, propaganda, di quella legione d'impiegati, il cui impiego consiste nel far nulla, e che ciō non ostante percipono egualmente da molti secoli degli enormi salarii, attinti nella tasca del genere umano?
Che farā egli, finalmente, di quel servidorame che compone tutta l'intiera nazione, dal camarlingo fino al bidello del villaggio, idonei soltanto a dir la messa, o a servirla, ad assidersi nel confessionario o andare a prostrarvisi? Ed č dalle falde medesime di quel Campidoglio che si tratta di rinnalzare, che partirā pertanto il primo grido di miseria; e questo grido fu sempre il segnale delle rivolte.
Vostra maestā ha ordinato che le fosse fatta conoscere la veritā, spoglia dalle precauzioni oratorie: io credo doverla dire, tale come mi fu domandata.
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