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      Il genio creatore di Vostra Maestà, così fecondo in prodigi, non ne avrebbe mai operato uno eguale a quello che perverrebbe ad offrire un'esistenza resa ad un'intiera nazione, composta di spettri, che consuma senza produrre, che prova tutti i bisogni, tutte le miserie dell'umanità, e che da tanti secoli si rifiuta ostinatamente di farne parte.
      Questo primo punto è più importante che il papa. L'uomo il più devoto potrà terminare col far a meno di un santo fettisce, ma non potrà far a meno di desinare. E tosto che questo imperioso bisogno si fa sentire, allora sorgono tutti gli ausiliarii del vecchio idolo: l'uno promette il paradiso, l'altro minaccia l'inferno; il terzo parla di un ridente avvenire, un quarto fa l'elogio del passato: tutti si accordano su questo punto, che il miglior regime è quello ove si può vivere senza far nulla, senz'esser buono a niente; e lo stesso Satanasso ha dal suo antro vomitato sulla terra il governo, ch'osa proporre a dei cristiani di lavorare per mangiare.
      Il papismo e del pane formano degli esseri vili e stupidi, tali come oggi si veggono sulle sponde del Tebro. Ma, sire, il fanatismo e la fame possono trasformare questa combibbia in un popolo d'eroi.
      Io concludo per li Stati romani, e principalmente per Roma, che la popolazione offrirebbe, per la magia delle memorie, dei preziosi elementi, se rinnalzando l'Impero romano riuscisse di far vivere tanti oziosi il tempo necessario da inspirar loro l'amor del lavoro.
      Ma siccome questa a me sembra un'impresa impossibile, temo che il progetto di cui ci occupiamo incontri tali ostacoli nel suo nascere, che non potendo rovesciarli di fronte, sia meglio circondarli.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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