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      Lui forse non essere, com'essi sono, di patria Napolitano? Confidassero in lui, com'egli in loro confidava; presto lo sperimenterebbero re giusto, principe benevolo, padre amoroso; nascerebbe dal reciproco accordo fra popolo e re il rimedio a' lunghi mali patiti; dissiperebbero le presenti allegrezze le sciagure passate. Accorressero a lui. Chiamarli il re Ferdinando, non come giudice severo che si apparecchia a punirli, ma come monarca benigno che arreca perdoni, e come uomo che dimentica nel giubilo comune ogni male scorso, ogni offesa tollerata, ogni danno con paziente e generoso animo portato; perdonerebbe a tutti che confidenti tornassero sotto l'imperio della giustizia e delle leggi, e tutti ugualmente nel suo amore li accetterebbe; una libera costituzione proclamante il popolo sovrano ed il principe depositario delle leggi, farebbe in avvenire pił certa la felicitą dei popoli, pił bella la gloria del re.
      Questo bando del re Ferdinando, o che lo scrivessero veramente, lui consapevole, i ministri siciliani, ed anzi lo concertassero a disegno coi principali consiglieri della corona, come pretesero dipoi i liberali di Napoli; o lo scrivessero, e con astuzia il divulgassero uomini male intenzionati per mettere discordia fra il sovrano ed il popolo, come lo asserirono i borboniani pił avversi alle franchigie; o infine non lo facessero il re e i ministri pubblicare nelle forme solite a praticarsi, ma soltanto inserire nelle gazzette straniere di quel tempo, come molti ancora lo credono, fu in Napoli cagione di reciproche accuse, principio d'infiniti sospetti, e origine prima delle posteriori sollevazioni.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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