Le indagini fatte anche dopo l'anno 1820 per conoscere la verità, lasciano tuttavia largo campo alle diverse interpretazioni: i regii il dissero sempre per lo manco notabilmente alterato ne' sensi; i partigiani di un governo libero lo affermavano mandato a disporre alla quiete i Napolitani; Ferdinando senz'altro lo disapprovò(25).
Frattanto il re imbarcatesi prima per Messina, e quivi allestendosi alla immediata partenza per Napoli, il dì 6 del mese di giugno approdava a Portici, palazzo e giardino reale a breve distanza dalla capitale. A Portici, soggiorno delizioso per naturali bellezze e per memorie storiche antiche, respirando infine dai patimenti scorsi, Ferdinando apriva l'animo ai godimenti futuri. Incominciavano d'altronde a farsi osservare intorno al Borbone le solite vicende della mutabile fortuna; imperciocchè i cortigiani, e generalmente tutti coloro che vivevano della corte o aspiravano alle grandezze, e poco prima avevano asciugate le lagrime sulle disgrazie del principe fuggitivo, accorrevano ora lietissimi ed in volto sorridenti al nuovo signore per onoranza, e perchè non ancora dismesso l'uso delle servili ambizioni. Chi sapeva che cosa ci covasse sotto, maravigliava in vedere tanta mestizia convertita improvvisamente in tanta allegrezza; chi non sapeva, lodava l'affezione così presto trovata, e che traspariva abbondante da tanti commossi volti. La corte ossequiosa, i soldati disposti in bellissima mostra, la città festiva, i cittadini plaudenti, i turiboli incensanti, tutto presagiva al Borbone lieta stanza e giorni felici.
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