Regolatesi per tal forma le faccende interne di Napoli, restava che non si trasandassero le politiche trattazioni. Si convenne prima d'ogni altro, prevalendo di quei giorni nei consigli imperiali di Vienna la massima di ampliare in Italia la dominazione dei Tedeschi e di coloro che dall'Austria dipendevano per congiunzione di parentadi o di aderenze, che Ferdinando Borbone rinunzierebbe per sč e suoi eredi a qualsivoglia suo diritto e ragione sopra i Presidii, investiti poco avanti in Ferdinando terzo granduca di Toscana; vi sarebbe alleanza fra il re e l'imperatore per la reciproca difesa e sicurtą del regno e delle possessioni austriache in Lombardia, ed in caso di guerra, il primo somministrerebbe al secondo un esercito di venticinque migliaia di soldati allestiti di tutto punto; obbligarsi infine i due potentati amici ad assicurare specialmente la pace e la quiete d'Italia; al che fare, si rendeva sopratutto necessario che preservassero i loro Stati ed i sudditi loro dalle imprudenti novitą capaci di turbarla in qualsiasi modo: fermarsi pertanto le due parti in questa finale deliberazione, che il re Ferdinando Borbone non mai farebbe, ovvero consentirebbe a mutazione alcuna che non si trovasse consentanea alle antiche istituzioni monarcali d'Europa, ed ai principii attualmente adottati dall'imperatore d'Austria nel governo delle sue province italiane (26).
L'arrivo del Borbone in Napoli non era stato senza grave turbazione di animi per la voce generalmente accreditata ch'ei se ne venisse, se non pił religioso, almeno pił superstizioso.
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