Portava il trattato, che trovandosi l'erario del Piemonte per il momento privo di pecunia, ed i suoi magazzini sforniti di attrezzi da guerra, non potrebbe Vittorio Emmanuele fornire per le prime operazioni militari che un contingente di quindici migliaia di combattenti parati a scagliarsi dai passi della Savoia contra i Francesi, ma prometteva di accrescerlo fino al doppio, ove il bisogno lo richiedesse, e quando si fossero aumentate le entrate dello Stato; sarebbero i soldati piemontesi comandati dai generali proprii, i quali dipenderebbero dagli ordini del comandante supremo dell'esercito confederato; confidare intanto sua maestà sarda, che questa sua benevolenza verso la lega indurrebbe gli augusti alleati ad ottenergli la restituzione di quella parte della Savoia, cui il precedente trattato di Parigi aveva tuttavia acconsentito alla Francia.
Poscia, addì 2 di maggio dello stesso anno fu fermato in Brusselles altro simile accordo fra il conte San Martino di Agliè per parte del Piemonte, e il duca di Wellington per parte della lega, con cui obbligavasi l'Inghilterra di soccorrere ogni anno al re con la pecunia sufficiente a fornire e mantenere un esercito di quindici migliaia di combattenti per tutto quel tempo che sarebbe per durare il presente conflitto, e di accrescere gli annui sussidii in ragione di undici lire di sterlini e due scellini per ciascun uomo, ove il re accrescesse dal lato suo il numero dei soldati. Infine, ed anche perchè Vittorio Emmanuele si sentiva spinto dagli Alemanni a fare intanto una grossa adunata di gente per non trovarsi còlto alla sprovvista in mezzo agli avvenimenti che di lontano minacciavano, indirizzava assiduamente fanti e artiglierie ai sommi gioghi dell'Alpi onde fortificarsi ai passi, ed alle nizzarde valli per fronteggiare i Francesi.
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