Ma troppo pesava ai Tedeschi il lasciarsi dietro le spalle un sito tanto opportuno ai disegni di qualche potentato nemico, e che poteva dare grandissima molestia all'Austria, se nuovi rivolgimenti minacciassero le tranquille sue stanze del Milanese.
Chiamano a sè la nostra attenzione gli ultimi rivolgimenti di fortuna dell'infelice Murat. Siccome abbiamo già innanzi riferito, la vigilanza degl'Inglesi nelle acque di Gaeta gli era stata impedimento all'approdare in quel forte sito, dove vedeva da lungi sventolare di fronte agli Austriaci ed agl'Inglesi la sua bandiera; dov'erano soldati e uffiziali napolitani e ausiliarii, che con lodevole costanza combattevano per la sua causa; dove li comandava un generale a lui devoto, e operosissimo nel tenerli tutti affezionati all'antico loro signore; dove infine, siccome in luogo di maggior sicurezza, ebbe la consorte Carolina voluto far ricettare i figliuoli, dolenti, ma ignari ancora di tutte le miserie del padre. Allargatosi pertanto in mare, e facendo forza di vele per avvicinarsi alla Francia, sbarcò sulle coste della Provenza, donde mandò lettere rimessamente scritte al cognato, offerendogli i suoi servigii nella guerra che si prevedeva inevitabile nei Paesi Bassi e sul Reno.
Succedevano queste cose verso la fine del mese di maggio, cioè quando non ancora era avvenuta la sconfitta di Waterloo, e la intiera Francia mostravasi infiammatissima nei militari apprestamenti. Ma Napoleone, a cui non era uscito di mente il tradimento di Murat dopo il suo ritorno dalla campagna di Russia, più sdegnato ora all'insorgimento intempestivo del napolitano sire che gli fece dare la volta sotto all'Austria, non solo non gli acconsentì la dimanda di essere ricevuto come si conveniva negli eserciti francesi, ma vietò perfino lo intercedere e il pregare a coloro che intorno a lui compassionavano la sventura del re.
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