Appena Murat ebbe posto il piede sul suolo de' Corsi, deliberò di recarsi al Vescovado, a ciò esortandolo instantemente un Biguglia, già capo-battaglione al servizio di Napoli, venuto incontro al principe. Prometteva Biguglia il soccorso di numerosa schiera usa alle guerre; e d'altronde, correndo in quel giorno, 25 del mese di agosto, il dì festivo del re Luigi di Francia, le milizie in armi a Bastia, le autorità e i cittadini in gran moto, le affezioni mutate, le ire inquiete e facilmente nemiche, erano infausti segni al napoleonide. Dimorava inoltre al Vescovado, lontano dalle faccende pubbliche, il generale Franceschetti, in addietro suo aiutante di campo in guerra, ed ora intollerante di riposo, sdegnoso della ripristinata signoria dei Borboni. Necessitava finalmente, che il re medesimo senza indugiarsi s'appigliasse ad una decisione qualunque; perchè la nuova della sua giunta pervenuta a conoscenza di molti isolani, subito generò in essi, secondo le inclinazioni e gli umori, dispetto o allegrezza, e poteva anche dare occasione a contese sanguinose, com'è costume di quella gente pronta, appassionata, ed in ogni sua cosa eccessiva.
L'isola di Corsica, meno assai degli altri paesi, aveva infino a questo giorno partecipato alle commozioni politiche del continente; ma, come avviene di tutti gli Stati che subiscono una grande ed improvvisa mutazione, malmenata allora dal sollevamento e dal bollore delle parti, agitavasi fra mezzo a discordie cittadine e furenti. Potente tuttavia la parte napoleonica per la memoria delle gesto del gran capitano, al quale la Corsica vantavasi di aver dato i natali; non potente, a dir vero, la parte borbonica, ma avvalorata del nuovo ordine di cose sopraggiunto in Francia, e di più promossa con grande efficacia da alcuni, che si sentivano tirati alle speranze ed alle ambizioni; operatrice ed assidua la parte detta con vocabolo generico dei liberali, e non pochi di loro miravano invero a costituirsi sotto un governo libero e proprio.
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