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      Quando poi avesse riuscito a farsi padrone della metropoli, credeva che tutte le difficoltà vere o apparenti si sarebbero tosto appianate, i numerosi suoi partigiani avrebbero preso animo a sostenerlo; i Tedeschi, tagliati fuori del centro delle operazioni loro, avrebbero fatto altri pensieri, e tutti infine seguitato con rispondenti voglie la maravigliosa fortuna del vincitore. Condusse ai suoi soldi alcuni soldati côrsi; scriveva editti e circolari, come se già fosse sul trono di Napoli; assegnava cariche e pensioni; distribuiva gli uffizii ai generali, ai ministri, ai consiglieri e perfino ai ciambellani, secondo la capacità e il sentire di ciascuno di loro. Noleggiò barche solite a fare i traffichi nei porti napolitani perchè il trasportassero con tutta la sua gente nel golfo di Salerno, e spacciò un suo fidato in Napoli a ricuperare grosse somme da lui, prima lasciate al banchiere Falconnet, e per suo mezzo mandò lettere in cifra al generale Filangieri, ch'ei stimava non disgiunto dalle antiche affezioni. Il messo aveva avuto commissione dal re d'informarsi ne' colloquii col generale della forza dell'esercito, del parteggiare dei governanti, dello sperare dei sudditi, degli allestimenti fatti nel dominio, dei siti non fortificati o poco avvertiti agli assalti. La lettera, il franco favellare, il preciso interrogare e rispondere che faceva il messo, non lasciavano alcun dubbio intorno alla fiducia da aversi nel negoziatore. Contuttociò il generale, antiveggendo il danno che da questo solo fatto verrebbe al suo onore ed alla domestica pace di molte famiglie, dimostrava i pericoli manifesti di un tentativo tanto poco considerato; caduto Napoleone, e l'Europa pronta a soccorrere con l'armi i Borboni, da qualunque parte ed in qualunque modo muovessero ad assalirli gli oppositori; gl'imperiali con una forza sopravvanzante nel regno; e se infelice l'impresa, novella fonte di sciagure e di mali ai Napolitani.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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