Letta a Giovacchino la fatale sentenza, la udė con tranquillo volto. Accettō di buon grado i soccorsi della religione offertigli da un prete Masdča, e la sera del dė 13 dello stesso mese le palle soldatesche gli ruppero il petto nel cortile del castello del Pizzo.
Cosė morė Gioacchino Murat, generale e maresciallo di Francia, grande ammiraglio dell'impero, gran duca di Berg e > di Napoli; mortale destinato dai cieli a pruovare nel breve periodo di sua vita, e fino all'ultimo de' suoi giorni, cosė tutte le dolcezze della prospera fortuna, come tutte le amarezze dell'avversa. Nato presso Cahors in Francia l'anno 1768, di poveri ma onesti parenti, fece i suoi primi esercizii nella milizia francese, allorquando la patria minacciata da una potente invasione straniera, chiamava alla difesa della repubblica i pių animosi suoi figli. Si fece bentosto osservare per belle pruove di coraggio invincibile, per la sua audacia singolare in tutte le cose, per la svegliatezza della mente pronta a concepire, prontissima a mandare ad effetto. Divenne presto colonnello; e Buonaparte, che il conosceva capace di condurre a buon termine qualsivoglia pių difficile incarico, nominatolo a suo aiutante di campo, lo volle seco nelle italiche ed egiziache guerre dove per illustri fatti si sollevō sopra molti a quel tempo famosi, e sempre gli cinsero la fronte nuovi allori in nuove e tremende battaglie. Tornō in Francia con lo stesso Buonaparte; il quale, datagli prima in moglie la sorella Carolina, donna di forme bellissime e dotata d'animo superiore al suo sesso, gli conferė poscia la corona di Napoli.
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