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      Ma presto si conobbe il vero; e crescendo l'un di pił che l'altro il numero dei malati, per certissimi segni, per molte morti, e per contagio che col toccare delle robe e delle persone, non solo spargevasi pił frequente, ma ancora pił fiero e pił micidiale, apparve indubitata la pestifera qualitą del morbo, e funesti gli effetti che da esso derivavano. Non distinzione di etą, di temperamento, di sesso, di luogo preservava; nei vecchi come nei giovani, negli uomini come nelle donne, nei robusti come nei cagionevoli, in tutti egualmente e con furore la malattia si pronunziava. I luoghi pił immondi come i pił puliti, le strade meno ventilate come le pił aperte e sfogate, le sontuose case del ricco come i modesti abituri del povero, ne furono miseramente assaliti; nč pił ne andarono esenti coloro che si trovavano forniti di ogni cosa giovevole al vivere agiato, che quelli i quali non pure mancavano di queste medesime comoditą, ma ben anche degli alimenti necessari al sostentamento del corpo.
      Era imminente il pericolo, orribile il danno, varii i sintomi, spaventose le conseguenze. Gią si temeva, che il flagello desolatore si propagasse nel contado; ma severi provvedimenti di governo costrinsero la esiziale pestilenza in Noia, e proibirono che invadesse le circostanti terre. Infatti fu vietata fuori ogni comunicazione coi paesi contermini, bandite pene severissime contra chiunque osasse tentare i passi a violare i confini; dentro, chiusi i templi e le vie, deserti i mercati e le botteghe, abbruciate le masserizie degli appestati, aperti spedali a comodo degl'infetti, e forbiti di quanto abbisognasse a discacciare il veleno o ad assicurare la sanitą. Degli assaliti dall'orribile malore fortunato chi in pochi giorni era tolto dalla veemenza del male alla vista di tanto esterminio; ma pił fortunati coloro che in poche ore se ne morivano da molte cagioni addolorati prima che spenti.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





Noia