- La contesa dapprima s'inasprisce, poi il re la risolve in favore di Roma. - Concordato dell'anno 1818 fra Roma e Napoli. - Condizioni del concordato molto vantaggiose all'autorità ecclesiastica. - Danni che ne risultano. - Incominciano gli ecclesiastici ad usare la loro vittoria. - Tremuoti nella Sicilia, nelle Calabrie e nella Liguria
L'isola di Sicilia, prossima da una parte alle contrade della Grecia, dall'altra alle regioni africane, posta in sito molto opportuno ai traffichi del Mediterraneo ed alle discese sulle coste d'Italia, era stata di buon'ora invasa dai Greci e dai Saraceni, che confusi insieme coi popoli vinti o spontaneamente assoggettatisi, signoreggiavano la Sicilia, quando ella fu conquistata dal conte Ruggero normanno. Come portavano gli usi del tempo e le pratiche di predoni invasori, il nuovo conquistatore divise le terre occupate in tre parti uguali. Assegnò la prima alla chiesa, vale adire ai vescovi e agli abati in memoria della conquista, che il conte riconosceva direttamente da Dio; diede la seconda a' suoi compagni d'arme, seguaci nella fortunata spedizione; prese la terza per sè: quindi l'origine posteriore dei tre poteri o bracci, ecclesiastico, militare, demaniale o popolare, i quali entrarono a sedere nei parlamenti della Sicilia; quindi ancora l'origine dei feudi, e, naturale conseguenza, l'obbligo imposto ai feudatari di prestare al signore certi servigii in pace, di accompagnarlo armati e devoti alla guerra. Del resto, il conte portò rispetto agli usi, alle leggi, alle costumanze fino allora invalse e mantenute dagli antichi signori: poi, siccome nella contrada da loro primamente abitata usavano i Normanni di tenere regolari parlamenti o assemblee in cui si trattavano le pubbliche faccende della nazione, così fecero opera di introdurli regolarmente in Sicilia, chiamandovi a deliberare i baroni laici e gli ecclesiastici.
| |
Roma Roma Napoli Sicilia Calabrie Liguria Sicilia Grecia Mediterraneo Italia Greci Saraceni Sicilia Ruggero Dio Sicilia Normanni Sicilia
|