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      Ma nè anco i sussidii siciliani bastavano; per la qual cosa Ferdinando, che a ciò era stimolato dai bisogni proprii e da quelli della regina, l'anno 1808 fece un accordo con l'Inghilterra, per cui obbligavasi il re ad aprire i porti dell'isola alle navi da guerra e da trasporto inglesi, vietandone al tempo stesso l'ingresso a quelle dei nemici della Gran-Bretagna; impegnavasi parimente il re a ricevere presidio di soldati inglesi nei siti più importanti dell'isola; e dal canto suo, s'obbligava il governo britannico a difendere il Borbone da qualunque aggressione straniera, ed a pagargli un'annua sovvenzione di 300,000 lire di sterlini, che l'anno appresso furono accresciute fino a 400,000. Era, come si vede, un farsi servo e provvisionato dell'Inghilterra; ma la dignità e l'indipendenza della corona non entravano nei calcoli di Ferdinando, e l'oro di Londra faceva parere men brutta la vergogna di quella servitù siciliana.
      Correva intanto l'anno 1810, allorchè, così stando le cose in Sicilia, il re Ferdinando convocò il parlamento; non veramente per provvedere, come lo portavano gli originarii statuti di quell'adunanza, all'interna salute e prosperità dello Stato, ma per cavare nuove sovvenzioni dai sudditi già tanto estenuati. Un Medici, ministro per la finanza pubblica in Sicilia, ed a quei giorni caldo partigiano della regina e del potere assoluto, molto co' suoi brogli s'adoperava affinchè il parlamento concedesse un donativo straordinario di 360,000 once all'anno, per quattro anni.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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