Il re trattò gli oppositori di faziosi, e per suggerimento della regina fece arrestare cinque dei primarii baroni del regno, i principi Belmonte e Castelnuovo sopraddetti, i principi Aci e Villafranca, e il duca d'Angiò.
Chiaro appariva che un primo atto di violazione della costituzione siciliana aveva commesso il re Ferdinando; e da quel primo fatto avrebbero in breve potuto derivare pessimi effetti, ove non fosse stato pronto il rimedio. L'imperio di Napoleone, afforzato da tante illustri vittorie, minacciato soltanto dalla potente Inghilterra, operosa nell'ordinare coalizioni sul continente per non lasciarlo quietare, trovavasi nondimeno a questi giorni scosso potentemente da due lati opposti; dalla Spagna, dove insistevano con armi poderose gl'Inglesi, e dalla Sicilia, dove favoreggiavano scopertamente i nobili e i popolani per averli aderenti, e tenere in rispetto la corte. Aveva oltre a ciò l'Inghilterra, quantunque non ne facesse aperta mostra, un altro segreto motivo per tenere un piede fermo in Sicilia; e questo era di non essere disturbata nella sua possessione di Malta e nei suoi traffichi del Mediterraneo. Sapeva però tutte queste cose da Parigi Napoleone, fresco sposo a Maria Luigia d'Austria, nipote a Carolina, e conoscendo d'altronde quanto quella insistenza inglese nelle cose della Sicilia dispiacesse alla regina, donna imperiosa ed assoluta, la venne accortamente tentando con formale promessa di non disturbare il Borbone nel possesso della sua isola, e di aiutarlo contra gl'Inglesi, solo che volesse sinceramente liberarsi da loro.
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