Provvide alla prima di queste due cose col fare che fossero rimandati i consiglieri più influenti della corona, massime Napolitani, che più soffiavano in quel fuoco acceso; operò perchè si effettuasse la liberazione dei baroni, si cambiassero i ministri, si abolissero i provvedimenti cotanto odiosi di levare le tasse senza che in questa deliberazione intervenisse il parlamento; fosse infine lo stesso Bentinck capitano supremo di tutte le forze siciliane ed inglesi, che stanziavano nell'isola. La corte esitava; ma Bentinck minacciò la sospensione del sussidio inglese e lo sbalzamento dal trono del re Ferdinando: a questo suono cessarono le titubazioni, si consentirono le imperiose domande, e fu in Sicilia un governo al tutto siciliano. Temevasi nondimeno l'opposizione del re, che si diceva sforzato; e Bentinck lo indusse a nominare vicario generale del regno il figliuolo don Francesco; temevansi parimente gli accordi segreti della regina con Napoleone; e questo fu il caso del secondo provvedimento preso da Bentinck, di ridurre la costituzione siciliana a forme più certe, più nazionali e liberali. Sperava sarebbe il nuovo statuto cagione di fiducia ai Siciliani per consentire in tutto con gl'Inglesi, e di allettamento agli altri popoli per liberarsi dal giogo napoleonico.
Questa deliberazione del comandante inglese non era senza una grande previdenza delle cose future; imperciocchè difficile al sommo, per non dire impossibile, essendo a quei giorni il superare con la forza dell'armi la onnipotente fortuna dell'imperatore dei Francesi, il miglior mezzo di conseguire un tal fine parvero appunto le promesse di costituzioni, con cui s'invitarono i popoli ad insorgere.
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