Dal canto loro, i popolani continuarono a favoreggiare la costituzione, tutela principale delle loro franchigie, ora massimamente che la vedevano protetta dagl'interessi e dalle ambizioni della potente Inghilterra. Così fino al 1814; nel qual anno, caduto dal trono l'imperatore Napoleone, il re Ferdinando, che aveva in questo frattempo ritirati in Sicilia i poteri dalle mani del figliuolo, levò ancora più alto i pensieri, e mandò sue istanze ai confederati perchè lo aiutassero a ricuperare l'antico suo seggio di Napoli. Parevagli di non potersi mostrare degnamente fra i Borboni congiunti, finchè non fosse sovrano di due regni cotanto fioriti. In sulle prime trovò qualche durezza ne' potentati per le trattative che avevano questi intavolate con Murat, tirato da loro in una lega offensiva contra i napoleoniani guerreggianti in Italia; ma il congresso di Vienna fece non molto dopo scomparire tutte le difficoltà, e statuì che Ferdinando sarebbe reintegrato nel pieno possesso del suo reame di Napoli. Delle condizioni non era fatta speciale menzione; forse perchè già si disegnava di spogliare i Siciliani dei liberali statuti, da loro con infiniti sagrifizii acquistati e difesi.
Frattanto la partenza di Bentinck e degl'Inglesi dalla Sicilia, avvenuta in quello stesso anno 1814, aveva lasciato il campo libero alle insidie e alle vendette di Ferdinando Borbone; e ciò tanto più che il principe di Belmonte, il più caldo sostenitore delle libertà siciliane, temendo gli effetti del reale risentimento, s'era ritirato a vivere lontano dalla sua patria.
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