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      L'importanza dei provedimenti da adottarsi per parte della corona in questo consisteva, che si trovasse modo di togliere i nervi al siciliano statuto, e di prevenire a tempo i futuri tentativi dei rappresentanti della nazione: al che gli aprivano la via alcuni dissapori insorti appunto fra il re e il parlamento; dalla parte del primo, per le continue lagnanze mosse intorno alla tardità dei deputati nel votare a quei giorni i sussidii; dalla parte del secondo, per la ritrosia che manifestava il Borbone ad appruovare certi punti della costituzione, intorno ai quali insistevano di preferenza i Siciliani più affezionati alla patria. Querelavasi infatti Ferdinando che il parlamento fosse stato oltremodo restìo nell'acconsentire ai soliti sussidii per l'intiero spazio di sette mesi; la qual cosa affermava, avergli fatta facoltà di sciorlo e rimandarlo; ma avere amato meglio dissimulare questa trasgressione per non introdurre discordia fra gli ordini dello Stato. Non essere, continuava egli, come falsamente non cessavano dall'insinuarlo i deputati, i menzionati sussidii dono spontaneo, ma sì obbligo vero e reale verso la corona. Approssimarsi intanto il giorno della sua partita; non potere, nè volere permettere che questo importantissimo affare continuasse in tutto a dipendere dalle loro lentezze, ed essere perciò risoluto di venirne ad una finale conclusione: concedere pertanto, terminava dicendo Ferdinando, il giro di sei giorni ai mandatari, affinchè potessero insieme e definitivamente deliberare intorno alla pecunia dimandata.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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