Dei membri componenti la commissione il re non dubitava, perchè li aveva tirati nella sua dependenza; viveva in pari tempo sicuro di Gualtieri e Ferreri; applicò l'animo a farsi benevolo il ministro inglese A' Court. I punti da riformarsi nella costituzione siciliana, sui quali Ferdinando principalmente insisteva, erano i seguenti: Il re proponesse le leggi al parlamento, e potesse fare editti e regolamenti tanto per l'esecuzione delle medesime leggi, quanto per la maggior sicurezza dello Stato; ammessi a sedere nella Camera de' comuni gl'impiegati del governo; regolata la stampa colle leggi accordate recentemente dal re Luigi XVIII alla Francia. Era, come si vede, un troncare i nervi alla costituzione, e meglio sarebbe stato il dichiarare con franche parole e ad un tratto quello che si voleva.
Pertanto, il giorno 16 dello stesso mese di maggio, il re, nominata una commissione di dieciotto fra pari e comuni a lui devoti, disse: Stargli grandemente a cuore che la Sicilia seguitasse a vivere sotto la tutela della sua costituzione, ed a conservare quella medesima rappresentanza nazionale ch'era allora stabilita in due Camere legalmente costituite, dei pari l'una, dei comuni l'altra; il potere legislativo fosse esercìto dalle due Camere e dal re congiuntamente; le leggi esaminarsi e votarsi dalle Camere, quindi trasmettersi per la finale loro approvazione al re, che accorda o rifiuta la sua sanzione agli atti del parlamento; il potere esecutivo stare e risiedere nel re, e la sua persona sacra ed inviolabile; i ministri e i consiglieri di Stato soggetti a sindacato; le disposizioni da adottarsi intorno alla libertà delle opinioni e della stampa conformi a quelle emanate l'anno avanti dal re Luigi XVIII in Francia; un codice di leggi civili, criminali, di procedura, di commercio, di sanità, ed un migliore ordinamento delle cariche nei magistrati concorressero ad assicurare per lungo spazio di tempo alla Sicilia una giustizia ministrata con celerità, fermezza ed imparzialità; tutti gl'impieghi appartenenti al governo interno della Sicilia fossero occupati dai Siciliani(34). Tali furono in sostanza le principali disposizioni prescritte alla commissione da Ferdinando per fare a sè meno avversi i Siciliani, e per fare altresì che i loro aiuti non gli venissero manco, allora massimamente che si vedeva alla vigilia di risalire sul suo seggio napolitano.
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