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      Sclamavano essere ingiusta, esorbitante, gravosa ai particolari e alle province la somma fissata dai regii editti per l'annuo tributo da pagarsi dalla Sicilia, siccome quello ch'era stato ragguagliato alle rendite degli anni passati, massime del 1813, quando le fonti della pubblica entrata erano non solo larghe e promettenti, ma numerose ed abbondanti. Dimostravano infine, che i ministri della corona, senza risguardo alcuno ai tempi ed alle mutate condizioni dell'isola, nel tributo suddetto avevano comprese le somme dei sussidii inglesi fissate in 560,000 once all'anno, cessate col ritirare delle truppe britanniche dalla Sicilia, e che perciō si dovevano intendere in avvenire a carico ed aggravio dei soli Siciliani. Per le quali cose tutte, il sovrano di Napoli che aveva preso ingiustamente ad opprimerli, i due ministri Medici e De Tommasi che avevano principalmente consigliate e promosse tali misure, ed il gabinetto di Londra che in sė pericoloso frangente li aveva abbandonati a sč stessi e traditi, quegl'isolani vivaci e tanto facili a risentirsi, ugualmente e con grandissimo sdegno esecravano. Dicevano nella piena del loro dolore, la Sicilia di niun'altra colpa riprendibile che della troppa confidenza; ed ora la monarchia napolitana coi pių odiosi nomi chiamando, ora ai ministri napolitani ed inglesi disperatamente maledicendo, nei trasporti loro, e con sensi estremi ed affezionati, la perduta independenza sospiravano.
      Nč queste lamentazioni facevano i Siciliani senza un fondato motivo.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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