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      Quando infine la sorte dell'armi ebbe posto sul napolitano seggio prima un fratello di Napoleone, poscia Giovacchino Murat, le medesime leggi di Francia si adottarono in Napoli, e più allora peggiorarono le condizioni della sedia apostolica nel regno. Soppressi infatti i conventi di religiosi d'ambi i sessi che ancora rimanevano in piedi; il matrimonio non più, come per lo addietro, atto religioso, ma civile; il divorzio valido ed appruovato in forza di un giudizio civile; ogni cosa a seconda della volontà dell'imperatore Napoleone, che già in tutte le sue azioni scopertamente annunziava di voler liberare la potestà temporale dalla tirannide spirituale. Solo erano di qualche impedimento, perchè le concette riforme si recassero in effetto, la popolare superstizione e l'attività mirabile dei cherici, i quali con ogni efficace mezzo procuravano di tener viva nelle genti la memoria di certi antichi abusi per cui si accresceva la loro signoria. Ma le ragioni scritte e pubblicate in questo proposito da personaggi dottissimi in materie ecclesiastiche, le svelate nequizie dei frati, ed i comodi cresciuti allo Stato colle ricchissime spoglie dei conventi, rendevano sicuro il governo del consentimento dei popoli, ed insieme lo avvertivano della opportunità d'insistere fortemente. Precipitava l'edifizio di Roma, perchè non più difeso dalla ignoranza del medio evo: le armi profane, le quali sole avrebbero potuto aggiungere peso alle discussioni fra i difensori romani e i dissidenti, mancavano al papa; delle sacre, il tempo non comportava più l'uso.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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