Procedeva la numerosa comitiva tra un popolo infinito che non si saziava di mirare e di esultare, ed in mezzo a quella la carrozza del papa condotta a braccia da giovani vestiti in abito di gala, discesi quel giorno all'umile condizione delle bestie da tiro. Queste sconcezze e queste umiliazioni dell'umana natura si videro allora non solamente in Roma, ma ancora nelle altre parli d'Italia, e più che altrove in Torino e Modena; ma verrà tempo, e non lontano dal 1814, in cui le gioie si muteranno in amarissimi dolori, le feste in supplizii, ed i popoli tardi ravveduti si pentiranno di avere applaudito al ritorno de' principi loro con sì abbiette, pazze e frenetiche esultazioni!
Alle allegrezze del giorno succedevano tosto quelle della notte. Per tre sere consecutive, e fino ad ora molto avanzata, le case dei particolari, gli edifizii pubblici, il castello Sant'Angelo e la cupola di San Pietro risplendevano bellissime per luminarie e fuochi artificiati, che facevano di quella maravigliosa città un tempio di luce, un teatro, un incanto: in tanta copia si vedevano in Roma la varietà e lo splendore dei lumi accesi, i dipinti trasparenti rappresentanti stemmi, ritratti ed allegorie, le macchine d'ogni genere specialmente allusive al trionfo papale, e qua e là riunioni di suonatori, che rallegravano con elette sinfonie la festante popolazione. Sfogati così, gli uni i primi trasporti dell'affezione o dell'adulazione, assaporate gli altri tutte le dolcezze della ricuperata autorità, era oramai tempo che si pensasse alle opere di governo.
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