Ma, all'infuori di queste sue debolezze e di tale sua suscettibilità, naturale per altro in chi si trovasse costituito in un grado tanto eminente e sopra ogni altro della terra, ne' momenti in cui la calma dello spirito non gli era turbata da tristi paure e da accidenti malaugurosi, sentivasi disposto ad accordare a' suoi sudditi tutte quelle liberalità che potessero farli contenti del suo governo ed amorevoli alla sua persona. Contrastavano in Pio i riguardi alle due potestà, spirituale e temporale, che in sè stesso riuniva; ma l'amore che portava alla prima di gran lunga soprastava a quello che pur sentiva per la seconda: sarebbe stato in complesso il benefattore di un popolo in tempi felici, un buon maestro di teologia, un sapiente rettore e amministratore di convento; doveva però riuscire nella pratica, ed
in momenti difficilissimi, un insufficiente politico, ed un mediocre regolatore di Stati.
Il cardinale Ercole Consalvi, ministro, confidente ed amico di Pio VII, era operosissimo nel disbrigare gli affari risguardanti il suo dicastero; spesso non dormiva più di due ore della notte, e dava le rimanenti alle risposte da mandarsi ai ministri delle corti straniere, alle istruzioni ed incumbenze ai rappresentanti della santa Sede nelle parti più remote dell'orbe cattolico, alle regole di governo da fissarsi agli agenti secondarii del potere nello Stato romano. Ma molto ancora Consalvi s'occupava di minuzie, di certe pratiche lunghe, soverchie e fastidiose della burocrazia; dissipava molte ore del giorno nelle udienze, in cui amava far pompa di prodigiosa memoria, rammentando ai visitatori, ad alta voce ed in presenza di numerosi astanti, il contenuto della dimanda, il giorno e l'ora in cui ella era stata rimessa.
| |
Pio Stati Ercole Consalvi Pio VII Sede Stato Consalvi
|