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      Nessuno a questo riguardo potrà sospettare di poca sincerità le intenzioni del pontefice o quelle del suo principale ministro; ma più potenti della volontà del principe e del Consalvi, più potenti dei lumi di questo secolo e dei bisogni del popolo, stavano in Roma le tradizioni della corte papale, la memoria dei vecchi abusi e il desiderio di farli rivivere, la ignoranza e le male voglie degl'individui preposti a capi dei dicasteri o delle province, soprattutto, come meglio diremo più sotto, le insistenze de' principi italiani, paventosi alle più piccole innovazioni in materia di governo, e le esigenze della superbissima cancelleria austriaca. Non era vero, come lo insinuavano in Roma alcuni preti ignoranti o male intenzionati, che le popolazioni in Italia amassero generalmente più Napoleone o Eugenio Beauharnais, che i legittimi re, più i Francesi e le intemperanze della rivoluzione passata, che le savie leggi e le nazionali tradizioni; ma era verissimo, che tutti in Italia, ne' dieci anni ora decorsi della signoria forestiera, avevano avuto tempo di conoscere ed apprezzare la bontà e i vantaggi dell'amministrazione francese; e se pochi potevano dare un esatto giudizio intorno al merito delle leggi, tutti però, meno i tristi, i caparbi o gl'interessati, sentivano ch'elleno dovessero essere giuste, imparziali ed umane. Non affezionavano gl'Italiani le persone venute di Francia, ma i benefizii recati e diffusi da loro in Italia.
      Parliamo più specialmente degli Stati pontificii.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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