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      I preti in Roma consentono veramente ai laici l'onore, di aspirare agl'infimi impieghi dell'amministrazione o delle magistrature; li ammettono per una particolare loro degnazione ad occupare le cariche subalterne della polizia, della dogana o d'altri umili uffizii; ma questo è il nec plus ultra, il dio termine segnato nella metropoli della cristianità a chi non veste la sottana e il collare; questo il massimo dei favori cui possa aspirare ed ottenere chiunque abbia più anni sudato negli studii dell'economia sociale, della giurisprudenza, della letteratura, delle politiche negoziazioni. Poche onorevoli eccezioni non valgono a distruggere quanto affermiamo, meno ancora a fondare una regola stabile e generale. La massima inconcussa, inviolabile è questa: in Roma comandano la sottana e il collare. E fossero sempre di Roma e dello Stato romano coloro che vi occupano cariche e funzioni lucrose, che vi succiano nel viver loro consolato le sostanze del comune; ma stranieri sono essi per la più parte, stranieri di patria, d'interessi, di aderenze, di affezioni; guidati da niun'altra mira che quella di brigare, corteggiare, essere corteggiati, dominare sopra gli altri, e arricchire. Ecco come, al dire del dottissimo Galeotti, nel sacerdote che benedice sono sempre disposti i popoli dello Stato pontificio a vedere il prete che li calpesta, li impoverisce e governa male.
      In secondo luogo, stava sempre il papa in grandissimo timore della religione; credeva, secondo ciò che gli veniva scaltramente riferito dai ministri delle corti straniere, che una nuova conflagrazione in Europa sarebbe, non d'interessi di dinastie, ma di principii opposti che stavano a fronte gli uni degli altri, e che una volta mossisi i popoli contra i principi, non si poteva bene prevedere dove i primi si fermerebbero, e dove i secondi si precipiterebbero.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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