Costoro avevano palagi sontuosi in città, ville non meno sontuose in campagna, e grande accompagnamento di cocchi, di cavalli, di cani e meretrici; tenevano ogni giorno tavola aperta, palco in teatro, ed anche qualche somma a disposizione de' parassiti e degli adulatori; mentre da un altro canto penuriava il pontificio erario, e grandemente ne scapitava negli introiti la finanza. Lo scandalo dato in Roma di dissipare in tal modo i denari del pubblico poco, a vero dire, muoveva i governanti, ma molto li addolorava il vedere che veniva sempre più dilatandosi la diminuzione delle entrate. Se non che Roma, i cardinali e le innumerevoli famiglie de' servi e clienti loro, avvezzi da gran tempo alla magnificenza orientale dei papi, vivevano in gran parte a spese di quella corte, la quale dal canto suo viveva anch'essa a spese della bottega arricchita dai tributi e dalle offerte del mondo cattolico. Bolle, dispense, permessi, rosarii e flagelli, benedizioni e anatemi, tutto in Roma si trafficava, tutto si vendeva e pagava a contanti, e tutto serviva mirabilmente ad accrescere i comodi e le morbidezze ai preti, a cumulare proventi, ad ingrassare le borse dei venditori di cose sacre; e le moltitudini, contente invero a quel dolce vassallaggio, mentre godevano buona parte dei frutti di tanto amore dei credenti all'oracolo di Roma, si deliziavano negli ozii di una vita arcadica e spensierata. Ma anche per questa parte i tempi e le opinioni degli uomini erano un poco mutate; gli animi dei veri fedeli, dei devoti alla santità del vangelo, non al fasto e alle lascivie dei prelati, non apparivano più tanto disposti ad alimentare sul Tevere una colonia di mercatanti di religione, ed al governo del papa era perciò mestieri trovare prima di tutto nuove fonti di pubblica rendita nell'industria ed operosità dei soggetti, nell'incoraggiamento alle arti ed al commercio; poi distribuirne in guisa gli assegnamenti e le parti, che ogni anno la uscita pareggiasse, o a un dipresso, la entrata.
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