Pertanto, nel regolare il modo di percezione e riparto delle pubbliche imposte, il cardinale Consalvi, meno poche indispensabili mutazioni, adottò del resto gli ordinamenti lasciati in Roma dall'amministrazione del cessato governo di Francia, stabili, precisi, utilissimi ai migliori provvedimenti della finanza; ne chiamò capo e direttore monsignor Gaspari, il quale in quella congiuntura s'acquistò bella fama di amministratore probo, esperto ed attivo; volle ancora che fosse nominata una speciale commissione per esaminare le condizioni attuali della finanza romana, gli abusi che più necessitavano riforme in quel dicastero, tutti i miglioramenti da adottarsi, i mezzi più facili e meno dispendiosi per far entrare le varie imposte nelle pubbliche casse, e di questa commissione chiamò presidente monsignor Pacca. Ed un bel giorno udirono con grande loro sorpresa i cardinali di santa chiesa e i governatori delle province, ch'essi, non erano più, come in passato, i padroni della pecunia dello Stato; ma che v'aveva in Roma un principe ed un ministro, a cui bisognava ne rendessero strettissimo conto.
Fra non molto apparvero ai più esperti di giurisprudenza difettose alcune parti del codice di procedura civile, ed il governo si studiò di correggere quanto v'avea d'imperfetto con particolari editti e dichiarazioni: necessitò pure che si modificassero varii articoli del codice di commercio già in uso nel regno italico, e che si estese allo Stato romano, dichiarandolo regolamento temporaneo fino alla pubblicazione di un nuovo codice.
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