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      Nella capitale, dove vegliava assiduo il Consalvi, non osavano la polizia e gli altri reggitori pontificii mostrarsi acerbi ai settari, quantunque sapessero di certo che molti erano entrati a partecipare dei riti della carboneria; a Bologna sedeva in qualità di legato il cardinale Spina, ed egli ostinatissimamente resisteva all'Austria, la quale di continuo insisteva per la consegna dei carbonari; ma nelle minori o lontane province dove non arrivava l'occhio vigile di Pio VII o di Consalvi, diversamente procedeva la bisogna; un gesto, una parola, un atto imprudente, una nemicizia occulta potevano ad ogni momento nuocere ad un onesto, ad un pacifico cittadino, e potevano a posta loro la polizia e i suoi birri vegliare i passi di un sospetto, ricusargli la facoltà di ritenere armi da fuoco o da taglio, chiudergli l'accesso agl'impieghi, intercettargli lettere agli uffizii della posta, entrare liberamente nel suo domicilio e impadronirsi dei libri, delle carte e della medesima sua persona; poteva inoltre un semplice commissario di polizia sostenerlo in carcere come e quanto tempo credesse, vietargli la vista dei parenti e degli amici più cari, rifiutargli il passaporto per viaggiare all'estero, intimargli di comparirgli dinanzi quando e quante volte gli fosse a grado, provocarlo con parole e gesti insultanti, intimargli di lasciare il luogo natio nel breve giro di 24 ore. Nè ciò ancora bastava.
      Avendo Pio VII esplicitamente dichiarato, che nelle cause di eresia non si procederebbe in avvenire con l'ultimo supplizio, era manifesto, che sebbene negli Stati romani si fosse ristabilito il tribunale del Santo Uffizio o della Inquisizione, non si potrebbero più alle sue sentenze rimproverare gli atti di eccessiva severità, che tanto lo avevano reso in addietro odioso e temuto.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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