Verso l'anno 1820, un Ebreo romagnuolo convertito da poco al cristianesimo, o perchè si pentisse di cuore di avere per poca considerazione abbandonate le credenze de' suoi padri, o perchè ne fosse aspramente ripreso da' suoi, o perchè non avesse riportati dalla sua conversione tutti quei vantaggi che se n'era prima promessi, tornò fra breve alle pratiche antiche del giudaismo. Saputosi il caso dalla Santa Inquisizione di Ravenna, quel misero venne d'improvviso arrestato, processato, e convinto reo di spergiuro religioso, fu dannato nel taglio della testa. La città tutta impaurì all'udire della orribile sentenza pronunziata dai frati di san Domenico; ma Consalvi fece cassare all'istante il giudizio; e si disse in quella occasione, che una circolare mandata al tribunale maggiore del Santo Uffizio, e segnata Pio VII e Consalvi, ingiungesse la rigorosa osservanza della legge, la quale nei casi di eresia prescriveva l'abolizione della pena di morte. I frati, ed in generale tutta la ciurma de' preti fanatici, sentirono assai male questa disposizione così benefica, cui nell'impeto di un mal celato loro risentimento attribuivano, non tanto a Pio VII, quanto al suo principale ministro e consigliere. Diedero dell'eretico e del carbonaro al povero Consalvi, che in sostanza insisteva perchè si eseguisse un atto di pura giustizia e di umanità: mancò poco non chiamassero quei frati ribaldi eretico e carbonaro anche il papa.
Come nell'amministrazione governativa, così nella pubblica istruzione la capacità è qualità indispensabile in chi aspiri ad una carica: in quella la capacità civile, in questa la letteraria; due cose spesso insieme confuse, ma pure assai distinte, e non di rado anzi opposte fra loro.
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