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      D'altronde i vescovi degli Stati pontificii venivano ogni giorno acquistando una grande ingerenza nelle faccende civili, e si vide non di rado nelle cause pendenti avanti ai tribunali trionfare un prepotente ed un ribaldo, perchè protetto dal vescovo della diocesi; e andarsene per lo contrario punito un innocente ed onorato uomo, perchè mal veduto da lui. Non se ne stettero contenti, e vollero i vescovi avere una simile e maggiore ingerenza negli studii, in parte per la vigilanza ad essi accordata dal governo sopra le scuole, in parte ancora per arbitrio proprio e sommissione altrui. Essi proponevano, accettavano o rifiutavano i proposti a professori e direttori dei collegii; essi davano indirizzo agli studii, statuti alle scuole, prescrivevano i metodi, i libri e le materie da insegnarsi; essi denunziavano e facevan punire dai tribunali ecclesiastici e secolari qualunque mostrasse rilassatezza nelle pratiche religiose e di chiesa, intimavano lo sfratto, non dirò solo ad un professore, ma ad un rispettabile cittadino o magistrato, il quale avesse voce di costumi ed opinioni diverse dalle pretesche. Nè creda chi legge queste mie carte, che ad occupare le cattedre dei collegii, dei seminari e delle università chiamassero sempre i vescovi i più rinomati per sapienza ed onoratezza di vita. Il solo nome di uomini dotti suonava male alle orecchie dei vescovi, reputando essi chi avesse imparato qualche cosa dai libri senza eccezione alcuna infetto di giacobinismo e di perversa morale; bastava loro, che i preposti ad insegnare ai giovani avessero la riputazione di predicatori tuonanti ed energumeni, ed a questi bastava l'avere per tutta dottrina studiate le regole principali della grammatica e quelle della prosodia latina, le dimande e risposte della Dottrina cristiana del Bellarmino; bastava soprattutto, che si presentassero a monsignore, o a qualche bella matrona non sempre commendevole per castità, in attitudine umile e sommessa o, come suol dirsi, col collo torto: per costoro si ritenevano inutili gli esami di rigore intorno alle scienze filosofiche, teologiche e morali; potevano essi andare a beneplacito loro direttori di un seminario o di un collegio, maestri di rettorica e belle lettere, sicuri che il manto della vescovile protezione cuoprirebbe la loro ignor


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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