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      Nè contento Vittorio Emmanuele allo avere al cospetto del pubblico e con segni di grandissima ammirazione festeggiato il papa, come se vero principe del luogo fosse, se gli mise intorno a pregarlo ed insistere affinchè volesse visitare la sede principale del regno subalpino, dove, e con gli occhi proprii vedrebbe quanto amore portassero i piemontesi popoli alla santa Sede, e quanto sincero gaudio manifesterebbero i reali di Savoia al possedere dentro le stesse mura della loro Torino il vicario visibile di Dio in terra.
      Quantunque per le vittorie degl'imperiali sopra i Napolitani fosse oramai Pio abilitato a rivedere la diletta sua Roma, non potè però ricusare il suo consentimento ai desiderii del re subalpino; e dopo di avere stanziato due giorni nella capitale del Piemonte, dove sudditi e re, ecclesiastici e laici, nobili e borghesi, gli significarono a gara la loro esultanza, partì per restituirsi per la via più spedita di Modena e Firenze in grembo alla consueta dimora. A guisa piuttosto di trionfatore che d'uomo che vada a suo viaggio, attraversò papa Pio una seconda volta la superiore e mezzana Italia, per le singolari cortesie dei monarchi, pel numeroso e quasi infinito concorso dei magistrati, dei militari, degli ecclesiastici, e della gente d'ogni età e d'ogni sesso. Era per tutto un accorrere di popoli per vederlo, un festeggiare di paesi per onorarlo, un prostrarsi di principi per venerarlo. Per tutto dove Pio soggiornò o solamente passò i festeggiamenti salirono al colmo, e niuna specie di onoranza vi si tralasciò; per tutto un mostrare con quanto amore i cuori spontanei si aprissero, e la piena degli affetti loro con tenerezza versassero: amore, contento e plauso tanto più a vera gioia inchinanti e manifestantisi, quanto il pontefice alla sua maravigliosa ed esultante Roma si approssimava.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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