Il cardinale Consalvi, ministro plenipotenziario per la sedia apostolica al congresso di Vienna, pronunziate prima a nome del suo signore parole di ringraziamento a quell'augusta assemblea per le restituite possessioni, protestò in primo luogo contra lo smembramento dal patrimonio di san Pietro della città di Avignone e del contado Venesino; protestò in secondo luogo contra l'altra deliberazione del congresso, la quale metteva l'Austria in possesso di una parte del territorio ferrarese, e le faceva abilità di presidiare le fortezze di Ferrara e di Comacchio; qualificò una tale misura di violazione ed offesa ai diritti della romana autorità, contraria soprattutto alla qualità da tutti in Europa riconosciuta nel papa, di principe libero e independente. Aggiunse il cardinale, sempre in nome del papa parlando, maravigliarsi oltremodo, che principi collegati da cui riconosceva il mondo tanti servigi eminenti, tanti esempli luminosi di bontà, di giustizia e di pietà, avessero così subito potuto dare il consentimento loro a quella imperiale domanda, la quale in modo così patente offendeva la dignità ed independenza del soglio pontificio. Protestò infine contro le smantellate fortificazioni di Ancona; del qual atto, piuttosto vandalico che ostile, accagionava gli Austriaci sommamente gelosi, non pure di conservare l'acquistata supremazia in Italia, ma di non incontrare in avvenire intoppo alcuno ai politici loro disegni.
Nè contento ancora alle fatte protestazioni in Vienna, il pontefice favellando il giorno 4 di settembre dell'anno 1815 in un concistoro di cardinali, rammentata prima in termini molto concisi la restituzione delle Legazioni, passava dipoi a biasimare in forma più esplicita ed alquanto severa la facoltà arrogatasi dall'Austria di far stanziare presidii nello piazze di Ferrara e Comacchio.
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