L'imperatore Francesco, il quale aveva prima fatte condurre le pratiche col principe da' suoi generali per ottenere da lui il possesso di Mantova, ne promuoveva ora egli medesimo le ragioni nel congresso, e le avvaloravano con le raccomandazioni loro il re di Baviera e Alessandro di Russia. Il congresso, non solo udì benignamente queste raccomandazioni, e statuì di conservare al principe tutti gli assegnamenti e beni sì mobili che stabili nei paesi già componenti il regno d'Italia, qualunque fosse d'altronde il sovrano al quale essi paesi o terre ora appartenessero, ma s'incaricarono i ministri d'Austria, di Russia e di Baviera di notificare tale disposizione al plenipotenziario della santa Sede, insistendo per la immediata sua accettazione.
Il cardinale Consalvi, incominciando prima di tutto dall'osservare in risposta ai ministri, che il cuore del santo Padre risentirebbe acerba ferita per tale nuova disposizione del congresso tanto contraria allo sue mire ed a' suoi interessi; mettendo poscia in mezzo il principio da tempo infinito sancito dagli statuti della corte di Roma, e per valido riconosciuto da tutti i principi cristiani, che i beni della chiesa in guisa niuna non si possano dai pontefici o da qualsivoglia altra persona alienare, così seguitava a discorrere: Non potersi assolutamente derogare, distruggere o solamente riformare queste particolari regole della romana curia senza l'intervento o almeno la sopportazione del sommo gerarca della chiesa, e nemmeno quest'ultimo in certi determinati casi poter disporre arbitrariamente di tali beni.
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